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Nei miei articoli, dedicati allo storytelling e al potere delle storie nella comunicazione, ho sempre sostenuto che il successo che otteniamo nel lavoro e nella vita, è la diretta conseguenza della storia che, ognuno di noi, porta in scena, più o meno consapevolmente ogni giorno.
Quando riusciamo a capire chi siamo e cosa ci rende unici e straordinari, ci è più facile decidere dove vogliamo veramente andare e che strada percorrere per arrivarci. La nostra storia avrà allora una forte personalità e diventerà straordinaria e indimenticabile.
Capita però, molto spesso, che arriviamo ad aprire la nostra azienda per un’intuizione.
La vision iniziale magari non è chiarissima, ma ci troviamo nel posto giusto al momento giusto. Ci sentiamo innovatori, centrati, motivati, pronti a spaccare il mondo. È così che ci conquistiamo la nostra fetta di mercato. Poi, strada facendo, un incrocio dopo l’altro, quella stella polare che già era poco luminosa, inizia a diventare invisibile e tutto diventa meno chiaro e più difficile.
Compreso il comunicare e vendere il nostro prodotto. La storia diventa sbiadita.
Il coaching ci può essere di grande aiuto.
Per molto tempo siamo stati abituati ad associare il termine al mondo sportivo, negli anni il coaching è entrato sempre più in ambito privato e aziendale.
Coaching, in sintesi, è stimolare e guidare una persona a riscoprire la parte migliore di sé perché, facendo leva sulle sue risorse, spesso poco conosciute e utilizzate, possa acquisire maggiore autostima, consapevolezza e determinazione per costruire il futuro che desidera.
Il Coach, in sostanza, è una sorta di facilitatore o traghettatore verso un obiettivo che sia, prima di tutto, in linea con i valori aziendali, che in genere rispecchiano i valori dell’imprenditore.
Il coach non decide mai la destinazione, stimola il cliente a trovarla. Lo aiuta a definire al meglio la strategia di viaggio, a far leva sulle risorse a disposizione, a reperire quelle mancanti e a rispettare la tabella di marcia per arrivarci nel migliore dei modi.
Molti mi chiedono perché coach life e business e se non sarebbe meglio fare una cosa o l’altra.
Tanti anni passati ad occuparmi di marketing e comunicazione, mi hanno permesso di capire che il confine tra la vita privata e quella imprenditoriale di una persona è quasi sempre inesistente. Spesso si sovrappongono condizionandosi a vicenda.
Nelle aziende, specialmente di piccole e medie dimensioni, il titolare con le sue ambizioni, i suoi sogni, i suoi obiettivi, le sue decisioni e anche le sue emozioni e le sue paure, è l’azienda stessa.
È intuibile quindi come certe zone critiche o mai esplorate a fondo, possano andare a condizionare la sua vita imprenditoriale e il destino stesso della sua azienda.
Possono cambiare quindi gli obiettivi e gli strumenti di lavoro ma il compito principale di un coach, che si ritrova a operare con un imprenditore, è lavorare sulla parte emotiva e motivazionale prima ancora che su quella razionale. Per aiutarlo ad affrontare le sfide importanti nella miglior condizione possibile e permettergli di ottenere la gratificazione, il successo e la felicità che desidera. Il marketing e la comunicazione creativa, saranno una diretta conseguenza di questa prima fase che reputo indispensabile.
Mi sento grato
Sono grato di aver incontrato il coaching sul mio percorso, circa dieci anni fa, perché mi permette di essere un valore aggiunto nella vita degli imprenditori, e delle persone in generale, nell’ottenere quello che desiderano. Per questo, il mio, è percorso di formazione che continua.
A volte penso che se, parecchio tempo fa, avessi incontrato sul mio percorso qualcuno che mi avesse aiutato a fare quello che oggi faccio io, avrei messo a fuoco molto prima il tipo di persona che volevo veramente essere. La mia vita, professionale e privata, sarebbe così stata sicuramente meno dispersiva.
Gabriele Trabucchi
Life&Business Coach – Storyteller
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perché possa essere coinvolgente, in grado di farsi ricordare e di farti ottenere il successo e la gratificazione che desideri
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