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La nostra storia, per riepilogare quando visto negli articoli precedenti, per quanto possa essere fantastica, non può interessare tutti. Non può succedere perché ognuno è immerso nei suoi problemi e può essere infastidito da chi cerca di catturare, a ogni costo, la sua attenzione per vendergli qualcosa.
Lo sbaglio più comune che potremmo fare, quindi, è cercare di parlare a tutti delle nostre cose, convinti che tutti abbiano il desiderio di ascoltare ciò che abbiamo da dire, che lo capiscano, che provino interesse e si sentano coinvolti al punto di compiere un’azione per noi.
Perché mai dovrebbero farlo? Le persone prestano attenzione e agiscono solo quando percepiscono al volo un chiaro vantaggio per sé stesse.
Il problema quindi di dover decidere in che modo vogliamo migliorare la vita delle persone e, di conseguenza, con chi vogliamo comunicare e con quale linguaggio (che abbiamo visto nell’articolo precedente) si amplifica quando ci avventuriamo nel Mitico Oceano della Rete, un luogo leggendario verso il quale tutti salpano in cerca di fortuna…e la maggior parte si perde.
Il Mitico Oceano della Rete è uno spazio immenso, costellato da isole più o meno grandi e lussureggianti, alcune delle quali pare nascondano tesori. Al tempo stesso, però, questo luogo sconfinato può riservare parecchie insidie, facendo girare a vuoto, senza mai arrivare concretamente da nessuna parte, chi vi si avventura senza la necessaria preparazione e i mezzi adeguati.
Come dicevo nell’articolo “Serve davvero fare storytelling?”, in troppi sperano ancora che basti mettere in acqua la loro barchetta perché, da sola, prendendo il vento giusto, li porti all’isola del tesoro.
Giusto il tempo di salpare e già non sanno cosa fare né dove girare le loro vele. Iniziano così a farsi trasportare dal vento e dalle correnti. Sbracciando e urlando cose incomprensibili ai più, tentano di farsi notare da tutti quelli che incrociano sulla loro rotta. Spesso, ovviamente, senza successo.
Può darsi che qualcuno, a bordo di qualche yacht o su qualche spiaggia butti distrattamente un’occhiata nella loro direzione e li degni anche di un cenno di saluto ma, visto l’atteggiamento, potrebbe non prenderli in considerazione più di tanto.
Certo, se la prima cosa che, quel qualcuno, capisse è che c’è davvero un tesoro da condividere, potrebbe magari prestare maggiore attenzione. Non è però la prima cosa che percepisce.
Forse perché è distratto o ha casino tutt’intorno, forse perché non è la prima cosa che quel navigatore, dal linguaggio incomprensibile, trasmette, ciò che capisce è che quel tipo ha un problema da risolvere e non trasmette propriamente fiducia. Perché dovrebbe perdere tempo ad ascoltarlo?
Ognuno ha i suoi problemi e anche lui ne ha uno: deve postare il suo piatto di gamberoni…prima che diventino freddi.
Nonostante sia consapevole di avere cose interessanti da raccontare e che la sua barchetta potrebbe anche portarlo lontano, come il tipo in mare inizia ad avere la sensazione che nessuno lo sta ad ascoltare e si trova perso in balia delle onde, inizia a farsi prendere dal panico.
Lancia il suo SOS in bottiglia sperando che arrivi da qualche parte, che qualcuno la noti, la raccolga, la apra, ne legga il messaggio e faccia qualcosa per lui. Troppe condizioni per sperare che succedano tutte insieme. Del resto il Mitico Oceano della Rete è disseminato ovunque di bottiglie con richieste d’aiuto ancora sigillate.
Certo, può darsi che qualcuno, casualmente, raccolga proprio la sua ma non è detto che sia la persona giusta. E poi il significato del messaggio è più o meno, uguale a tutti gli altri: “aiuto, sto cercando il mio tesoro e non so dove devo andare”.
La sensazione che nemmeno in questo caso il suo messaggio sia preso in considerazione, lo spinge a lanciare bottiglie a ripetizione, fino a perdere la speranza.
Insomma, per farla breve, internet è un’opportunità fantastica per comunicare. Per poter navigare con successo nel Mitico Oceano della Rete e arrivare all’isola del tesoro, non basta però creare un sito e un profilo social.
Dobbiamo però aver chiara la nostra meta, la rotta da seguire e saper compilare correttamente la carta di navigazione.
Dobbiamo conoscere la forza dei venti, delle correnti e saper utilizzare i canali di comunicazione necessari per dialogare con chiunque, utilizzando un linguaggio chiaro e comprensibile.
Solo allora potremo trovare qualcuno desideroso di venire con noi a condividere tesoro e successo.
Diversamente alla meta possiamo arrivarci solo per puro caso con le stesse possibilità che abbiamo di vincere al Superenalotto.
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Gabriele Trabucchi
Life& Business Coach _ Storyteller
Leggi anche i miei articoli precedenti sullo Storytelling:
• Storytelling: l’arte di comunicare raccontando storie
• Serve davvero fare Storytelling?
• Perché le storie ci appassionano?
• Che storia stai raccontando?
• Che storia vorresti raccontare?
• A chi racconterai la tua storia?