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UN MARKETING PIÙ UMANO


inserito il
21 Luglio 2019
scritto da
La Centrale

 

Fin da bambino ho sempre avuto due grandi bisogni. Il primo è comunicare. Anche se, con il tempo, ho scoperto essere il bisogno primario della maggior parte delle persone, io comunque ho scelto di farlo per lavoro. Il secondo è condividere. In un’era in cui ora tutti condividono di tutto, dovrei aver quindi trovato il mio habitat naturale.
Vero, anche se con qualche asterisco.

 

C’è marketing…
C’è un marketing d’assalto, freddo, di testa, dai modi e linguaggi spesso eccessivi e abbaglianti un po’ lontano dal mio modo di essere, a volte troppo spontaneo e informale. È quel tipo di marketing che, nonostante viva in questo mondo da alcuni decenni, arriva ancora a farmi sentire un pesce fuor d’acqua.
Ho quindi sbagliato lavoro?

 

…e marketing
Credo di no perché sono convinto che, nonostante i toni alti e gli atteggiamenti spesso supponenti dei protagonisti coinvolti, il marketing possa essere un gioco fatto di cuore oltre che testa. Che parli alla persona e ai suoi bisogni prima che al target e al consumatore e la coinvolga. Un marketing serio, non serioso.
C’è un termine di cui si sta iniziando a parlare che è trasversale a B2C e B2B e riassume questo concetto. È H2H ovvero human to human.

 

L’imprenditore che oggi si candida ad avere successo, credo debba avere la visione per andare oltre il proprio prodotto di mercato, e farsi promotore di positività, cultura, cambiamento.
Deve avere il desiderio e il coraggio di raccontare una storia diversa, più profonda e inclusiva che abbia il potere di coinvolgere le persone con le quali vuole comunicare, rendendole co-protagoniste, per aiutarle a risolvere i loro problemi, riempire la loro vita di significato, diventare la versione migliore di se stesse.

 

La strada di Brunello
Mi è capitato di sentire più di un’intervista a Brunello Cucinelli e ne sono rimasto affascinato. Qualcuno sostiene che è facile creare e finanziare progetti importanti quando vendi prodotti che costano certe cifre. Leggendo la sua biografia e ascoltandolo attentamente però, ho avuto la conferma che se il suo brand è diventato tale è, soprattutto, grazie alla sua straordinaria visione, anche di filantropo. Non viceversa.

Ora la qualità e il fascino dei suoi capi e l’importanza delle sue diverse iniziative culturali e benefiche stanno diventando quasi complementari gli uni agli altri. Nella sua storia speciale si aggiungono continuamente nuovi capitoli in grado di innalzare sempre più la reputazione del suo marchio.
Credo che quella di Cucinelli, come altre storie di imprenditori illuminati del passato e del presente, sia un esempio significativo su cui riflettere.

 

Acquisire consenso e fiducia
Sono convinto che non serva avere fatturati a sette o otto zeri per far si che un imprenditore entri in quest’ottica e inizi a chiedersi quale contributo concreto sostenibile portare al mondo in cui vive.

Dovrebbe essere una sorta di dovere morale, oltre ad un modo straordinario per acquisire consenso, fiducia, status.
Tali doti, però, molto spesso l’imprenditore pensa di non averle, talmente è concentrato su se stesso e sui suoi problemi aziendali quotidiani.

 

Il compito del marketing
Il ruolo di chi si occupa di marketing, credo debba essere proprio quello di stimolarlo, coinvolgerlo e aiutarlo a scoprirsi un protagonista diverso…e vincente.

È questo il lavoro che mi appassiona e con il quale vorrei confrontarmi tutti i giorni al fianco di imprenditori illuminati che scelgono questo tipo di sfida, qualsiasi sia il loro budget. Perché hanno la mia stessa visione del mondo.

Gabriele Trabucchi
Creative Coach & Storyteller

 

 

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